La bussola di Elena Bonetti - n. 2
Hope is making a comeback
Carissime e carissimi,
spero di trovarvi bene dopo questa pausa estiva che si appresta a terminare. Con la fine dell’estate si aprono le attese e gli impegni per la ripresa dei lavori, anche quelli parlamentari.
Ci aspettano mesi difficili, che richiedono il massimo impegno di tutti, a partire dalla prossima legge di bilancio. A settembre saremo impegnati con il piano strutturale di bilancio che l’Italia deve presentare all’Unione Europea e che richiede visione e capacità programmatica di medio e lungo periodo.
A questo proposito, il ministro Giorgetti ha recentemente dato del PNRR un giudizio negativo, che io non condivido: il governo Draghi aveva finalmente predisposto un piano di riforma strutturale del Paese, a cui aveva affiancato piani di riforma specifici tra cui il Family Act. Se il governo Meloni ha deciso di archiviare nel metodo e nel merito questo piano è perché a quanto pare non è in grado di agire secondo una visione di periodo lungo.
Io penso invece che la politica debba saper agire oltre il termine del consenso immediato e attivare processi orientati allo sviluppo di medio e lungo termine.
Ne ho parlato al Meeting di Rimini qui
In vista della manovra di bilancio
Tornando alla legge di bilancio, le grandi questioni da affrontare sono le risorse per la sanità, per i salari che nel nostro Paese non crescono, per politiche che rilancino la produttività delle imprese. Mancano 20 miliardi e dovrebbe essere sforzo di tutti mettersi insieme e attivare una soluzione. E invece, da parte di una certa (solita e vecchia) politica i toni agostani si sono accesi su inchieste presunte e sui processi di nomina nella maggioranza. Lasciatemelo dire: sono distrazioni usate ad arte per occupare da una parte la cronaca e nascondere la mancanza di soluzioni concrete dall’altra.
Noi continuiamo a rimanere concentrati sulle questioni che sono davvero urgenti e necessarie per il Paese, sperando che tutto questo spettacolo rimanga un ricordo delle cronache estive e che la politica torni a farsi seria e a fare sul serio.
Il fenomeno migratorio e gli effetti sull'economia
Una delle questioni che dovremo affrontare è la gestione del fenomeno migratorio, in particolare la formazione delle competenze per il lavoro e le politiche di inclusione.
Nella sua relazione annuale, il governatore della Banca d’Italia ha denunciato gli effetti economici e sociali del calo demografico, prospettando la necessità di politiche di integrazione e inclusione a livello italiano e europeo. Un’agenda chiara, quella di Panetta, che “va realizzata per tornare a crescere e per contare in Europa, e con l’Europa contare nel mondo”. Ci sono dati interessanti da richiamare: a fronte di un primato negativo italiano per crescita di PIL procapite negli ultimi 25 anni e per salari, dal 2019 ci sono stati nella nostra economia elementi di “vitalità inaspettata”. Ma per dare slancio strutturale serve “affrontare le conseguenze del calo e dell’invecchiamento della popolazione” e al contempo “imprimere una decisiva accelerazione alla produttività”.
I numeri parlano chiaro: se nel 2040 avremo un calo di 5,4 milioni di persone, come prevede Istat, in età lavorativa il PIL italiano è destinato a ridursi del 13%. Uno degli strumenti richiamati per contrastare questo declino è l’investimento sull’educazione e la formazione delle competenze (come ben descritto dal Prof. Billari nel suo libro “Domani è oggi”), il rafforzamento del capitale umano e dei flussi migratori, che occorrerà gestire “in coordinamento con gli altri Paesi europei, bilanciando le esigenze della produzione con gli equilibri sociali e rafforzando le misure di integrazione dei cittadini stranieri nel sistema di istruzione e nel mercato del lavoro”.
Sulla cittadinanza
Si parla anche di questo parlando di ius scholae. L’apertura del dibattito sul tema da parte di Forza Italia è un fatto politico importante, che può aprire ad un lavoro condiviso per una riforma giusta e necessaria per l’Italia e per l’Europa.
Purtroppo sembra che sia stato solo un annuncio, ma la questione è troppo importante e noi andremo avanti. Abbiamo depositato un testo a prima firma Rosato e su quello lavoreremo per allargare il consenso e dare finalmente al Paese una legge che è giusta e necessaria.
Kamala Harris
Negli scorsi giorni si è svolto a Chicago anche la convention democratica. La scelta di candidare Kamala Harris a Presidente degli Stati Uniti risponde ad un rinnovato slancio di coraggio e speranza, e non solo per la politica americana. Usando le parole di Michelle Obama: “Hope is making a comeback”.
È una sfida anche per la nostra politica aprire la strada ad una speranza capace di rianimare le energie personali e collettive, i sogni e le attese, trasformandoli in progetti. Così si fa il futuro.
E lo si fa riconoscendo la fatica e la fragilità che le persone vivono di fronte alle grandi transizioni che abbiamo davanti a noi: a questa fatica e a questa fragilità dobbiamo offrire una chiave di senso, strumenti concreti per affrontarle e governarle, uno sguardo di fiducia che riveli la prospettiva del tempo in avanti.
La candidatura alla presidenza di una donna come Kamala Harris è il segno di una leadership femminile sempre più presente e in grado non solo di essere il volto del cambiamento ma di agire per realizzarlo. “Yes She Can” … quel “she” pronunciato da Barack Obama è tutto.
Su questo consiglio di ascoltare il podcast di Riotta
50 anni di Agesci
Un ultimo pensiero personale.
Ho avuto l’onore di partecipare alla route nazionale delle comunità capi dell’Agesci. Il servizio educativo che l’associazione svolge da 50 anni nel nostro Paese è una risorsa che va sostenuta e incoraggiata.
Lo scautismo racchiude intuizioni straordinarie, non solo pedagogiche in senso stretto ma anche di formazione alla cittadinanza. L’evento di Verona dei capi, a 10 anni dalla route del 2014 a San Rossore della branca RS quando ero incaricata nazionale, segna un ulteriore passo in avanti nel cammino dell’associazione, che sono certa saprà affrontare le nuove sfide che il futuro porta in sé.