All’inizio del mio primo incarico da Ministra, alla Leopolda 2019, ho detto che avrei proposto una riforma organica delle politiche familiari. L’Italia la attendeva da anni, anche per affrontare una delle grandi crisi demografica e la denatalità. Così è nato il Family Act, riforma che oggi è legge dello Stato (legge 32/2022), entrata in vigore il 12 maggio 2022. Sostegno economico alle famiglie con figli, sostegno all’educazione delle nuove generazioni, riforma dei congedi parentali, forte investimento nel lavoro femminile e nell’autonomia e protagonismo dei giovani: questi sono i cinque cardini della riforma. 
 
Il primo, l’assegno unico e universale per i figli, è realtà già da gennaio 2022 per tutte le famiglie con figli fino a 21 anni d’età. Un assegno mensile che ricevono da marzo 2022 per ciascun figlio, un investimento da 20 miliardi all’anno, strutturali, che accompagna tutta la crescita dei figli e che oggi per la prima volta va a tutti i figli, anche nei conti bancari di quelle famiglie - lavoratori autonomi, partite iva, incapienti - che finora erano state del tutto escluse da un sostegno alla crescita dei loro figli. L’assegno va da un minimo di 50 euro ad un massimo di 175 in base all’Isee familiare, a cui si aggiungono aumenti dal terzo figlio in poi (l’assegno va da 65 a 260 euro), e ulteriori aumenti nel caso di famiglie con più di quattro figli, nel caso di figli disabili e infine nel caso in cui entrambi i genitori lavorino, per incentivare anche il lavoro femminile. Si tratta di una vera  rivoluzione nell’ambito delle politiche familiari: mai nel nostro paese si era investito con tale dimensione di risorse e organicità per la crescita dei figli.
 
Ho lavorato per dare pari opportunità di educazione per le nuove generazioni: ho promosso l’investimento straordinario fatto con i fondi del Pnrr in asili nido, che porteranno entro il 2026 il nostro Paese ad essere al livello della Francia con 50 posti ogni 100 bambini e con un grande investimento al sud Italia, dove l’assenza di servizi penalizza fortemente le famiglie e in particolare le donne. Questo investimento fa parte del secondo pilastro del Family Act, quello dedicato al sostegno alle spese educative dei figli. Nel Family Act sono previsti anche rimborsi fino a 3000 euro all’anno per figlio, dalle spese per le rette scolastiche ai libri di testo e a tutte le attività legate all’educazione e alla cura dei figli.

L’educazione a cui i figli hanno diritto è anche quella non formale, fatta di gioco, sport, teatro, socialità. Un pezzo di vita che la pandemia ha tolto ai nostri ragazzi con un impatto devastante. Per questo dall’estate 2020 ho voluto un finanziamento ai comuni per organizzare e potenziare i centri estivi, in alleanza con le tante straordinarie realtà dell’associazionismo e del terzo settore nei nostri territori. Questo investimento vogliamo renderlo strutturale.

Ho promosso la formazione nelle materie STEM per le bambine e le ragazze, sia nella Strategia per la parità di genere sia con un investimento nel PNRR di 1.1 miliardi di euro.
 
La pandemia ha anche visto esplodere la violenza contro le donne, e tutti hanno potuto vedere quanto è cruciale la rete dei centri antiviolenza e delle case rifugio nelle nostre città. In questi anni sono riuscita a far diventare strutturali i fondi loro dovuti. Ho fatto diventare strutturale per legge la Strategia Nazionale Antiviolenza. Ho istituito il Microcredito di libertà per le donne vittime di violenza. Con tutta Italia Viva abbiamo istituito il Reddito di Libertà per le vittime: un assegno mensile di 400 euro per un anno per sostenere le donne mentre escono dalla violenza, e proprio in questi giorni saranno in erogazione dall’Inps altri 9 milioni.
 
Con le Ministre Cartabia e Lamorgese ho portato in Consiglio dei Ministri il ddl antiviolenza, che dà più strumenti a magistratura e forze dell’ordine per contrastare la violenza contro le donne e la violenza domestica. Oggi è fermo in Parlamento, e il mio primo impegno in questa legislatura è ripresentarlo.
 
Il mio impegno per le donne è l’impegno per una popolazione che è oltre la metà del nostro Paese. Noi non siamo minoranza da tutelare. Noi siamo potere. Di decidere, di agire e di cambiare le cose. Siamo l’energia ancora inespressa, siamo la forza di ottenere risultati e far crescere tutti. Questo abbiamo affermato nel governo Draghi con il primo G20 che punta sull’empowerment femminile, un passaggio riconosciuto come strategico nella costruzione di una agenda globale per la parità di genere. Abbiamo promosso la prima Strategia per la parità di genere, che fissa KPI e obiettivi da raggiungere entro il 2026 e strumenti concreti da attuare per raggiungerli, in 5 ambiti: lavoro, salari, competenze, tempo, potere. Abbiamo realizzato la Certificazione della parità di genere per le imprese, uno dei progetti più innovativi del PNRR, che premia fiscalmente e negli appalti pubblici le imprese che investono in lavoro e carriera  femminile. Così fa anche il Family Act, che come terzo pilastro riforma i congedi parentali e porta una condivisione paritaria dei carichi di cura, anche  con l’introduzione e il rafforzamento del congedo obbligatorio di paternità, e che come quarto pilastro incentiva il lavoro delle donne e delle madri, investe in imprenditoria femminile e in un nuovo welfare per sostenere la genitorialità.
Il tasso di occupazione femminile, anche se ancora troppo basso, ha finalmente iniziato a crescere arrivando al suo massimo storico.

L’ultimo pilastro del Family Act promuove il protagonismo dei giovani e delle giovani coppie, dall’autonomia abitativa (sostegno agli affitti e all’acquisto della prima casa) alle spese universitarie e all’inserimento nel lavoro. 

In tutte le nostre strategie, le giovani generazioni, anche i più piccoli, sono state coinvolte in consultazioni perché fossero soggetti della coprogettazione e abbiamo promulgato le prime linee guida nel nostro Paese per rendere strutturale tale coinvolgimento nei processi decisionali. Questo, per me, è considerarli non cittadini del futuro ma cittadini con pieni diritti già oggi.
 
Nel corso dei miei tre anni di lavoro al Governo ho lavorato a 8 Strategie e Piani nazionali: la prima Strategia nazionale per la parità di genere nella storia del nostro Paese, strutturale per legge; il Piano strategico nazionale antiviolenza, anch’esso reso strutturale; il Piano nazionale infanzia e adolescenza, il Piano nazionale per la famiglia, la Strategia Nazionale LGBT+, il Piano nazionale antitratta, il Piano nazionale di prevenzione e contrasto dell’abuso e dello sfruttamento sessuale minorile, il Piano di azione italiano sulla Child Guarantee, la Strategia Nazionale di uguaglianza, inclusione e partecipazione di Rom e Sinti.

Con il Ministro Renato Brunetta ho promosso la creazione delle Linee guida per la parità di genere nella PA.

È l’esempio di come anche su temi divisivi la politica può cambiare le cose. E sa essere a servizio dei cittadini, promuovendo percorsi concreti che ne tutelino pienamente tutti i diritti.

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