Bonetti: La maggioranza è in ritardo e porta avanti misure fotocopia
Le misure per contrastare la violenza sulle donne annunciate dal governo avrebbero potuto essere già operative, se la maggioranza non avesse perso tempo e ora sarebbe meglio approvare con un iter accelerato le proposte in Parlamento anziché «ripartire da zero» con un provvedimento-fotocopia di cui l'esecutivo prova a prendersi il merito. Elena Bonetti, Iv, ex ministra, non ha apprezzato del tutto le anticipazioni delle prossime iniziative del governo, anche se ne condivide il merito.
Lei è firmataria di una proposta di legge che va nella stessa direzione. Non è contenta che l'esecutivo si muova?
«Certo che deve muoversi. Qui si tratta di capire perché il governo non ha proceduto con un intervento tempestivo. A ottobre ho ripresentato assieme alle colleghe Carfagna e Gelmini lo stesso identico ddl che avevamo approvato col governo Draghi in cdm - a firma mia, di Lamorgese e Cartabia - e che prevedeva misure per rafforzare la protezione per le donne vittime di violenza. Era previsto il rafforzamento di alcuni strumenti in mano al questore come l'ammonimento, la possibilità di estendere l'uso del braccialetto elettronico anche per reati minori e rafforzarlo anche in via preventiva, l'aumento delle misure coercitive per l'allontanamento dell'uomo che ha comportamenti violenti verso la famiglia, un sostegno economico durante la fase di indagini. Abbiamo sollecitato più volte la calendariz zazione di questo pacchetto e non è mai avvenuta».
Perché non si è fatto nulla?
«La maggioranza ha dato priorità ad altri provvedimenti. Oggi, da quanto leggo, il governo invece di prendere quella proposta vuol ripartire da zero nella procedura con un testo che pare sostanzialmente sovrapponibile. Perché non si è voluto procedere prima? E perché non si segue ora il testo che è già in Parlamento con un iter accelerato? Non vorrei che ci fosse la volontà di intestarsi delle misure a dispetto delle urgenze. Il tema non è chi "mette la firma", ma introdurre nei tempi più brevi misure efficaci per salvare la vita delle donne».
Sta dicendo che il governo si appropria di proposte altrui?
«Paiono più concentrati a dire che hanno fatto tutto loro e da soli che a governare bene. Quando si governa si è al servizio del Paese non di noi stessi».
Forse il governo ha deciso di agire sull'onda dell'emozione per l'uccisione di Giulia Tramontano?
«Le ragioni che spingono il governo a intervenire solo ora non le conosco. Quello che so è che potevano intervenire prima perché c'erano strumenti per farlo e testi presentati in Parlamento. Comunque, seppur tardiva, è una scelta che va nella direzione di un'assunzione di responsabilità. Ma allora bisogna mettersi di fronte al Parlamento e riconoscere che ci sono proposte di legge da portare avanti. Dall'opposizione ho più volte sollecitato un lavoro trasversale, un testo che era stato approvato dalla Lega e da Fi (durante il governo Draghi, ndr) e che non aveva avuto obiezioni, nemmeno da chi era all'opposizione».
Lei ha anche polemizzato con la ministra Roccella sul microcredito di libertà. Perché?
«Il microcredito di libertà è una misura giusta, ma non si può dire che sia nuova, l'ho introdotto alla fine del governo Conte 2 e l'ho portato a termine durante il governo Draghi. Ma tornando al provvedimento che andrà in Consiglio dei ministri: non mi sembra preveda il fermo immediato, che avevamo previsto con Lamorgese e Cartabia. Invece servono misure fuori dall'ordinario per incidere in modo deciso su un fenomeno invasivo come la violenza delle donne».
Ma lei voterà il provvedimento in Parlamento?
«Se il governo presenterà un testo in Parlamento lo valuteremo. Lo emenderemo nelle parti che vorremmo rafforzare per renderlo più efficace. Qualsiasi misura a favore delle donne avrà il mio sostegno. Ma la via democratica non passa dall'umiliare il Parlamento per tornaconto politico»