Bonetti: "Parità di genere nelle aziende e autonomia finanziaria per le donne che lavorano"
L'ex ministra lancia una proposta di legge per l'empowerment femminile.
In questo Primo Maggio il pensiero di Elena Bonetti è tutto per i diritti delle lavoratrici. L’ex ministra, ora deputata di Azione e candidata alle Europee, ha appena presentato una proposta di legge per l’empowerment femminile: «Bisogna dare vere opportunità di carriera alle donne a tutti i livelli, anche quelli esecutivi, da cui sono per lo più tagliate fuori. Lo stesso vale per l’università – spiega –. C’è da rafforzare il contrasto alla violenza, anche sostenendo l’indipendenza economica delle donne e la loro formazione».
Una misura significativa è il “conto donna”: in cosa consiste?
«L'obiettivo è obbligare il datore di lavoro a erogare lo stipendio della lavoratrice su un conto corrente bancario che le sia intestato o comunque cointestato. Troppe poche donne hanno accesso a un conto bancario e sono troppe quelle che si trovano a dover di fatto dipendere economicamente dai loro compagni.
Con questa misura prevediamo anche risorse per diminuire il costo dell'apertura dei conti e per attivare dei percorsi di formazione ed educazione finanziaria».
Il tema della dignità del lavoro, partendo dalla richiesta di un salario minimo, sarà uno dei più battuti in questa campagna elettorale per le Europee…
«Il governo ha il dovere di dare una risposta alle cittadine e i cittadini e di garantire loro un salario giusto e dignitoso per il lavoro che svolgono. Il lavoro sottopagato è una piaga che in Italia riguarda soprattutto donne e giovani. Dall’opposizione avevamo proposto un testo di legge che la maggioranza ha forzatamente trasformato in una legge delega. Però adesso il governo ha l'obbligo di attuarla e non lo sta facendo. Ovviamente, per motivi elettorali».
Lei si candida alle Europee con Azione, perché? Vuole andare a Bruxelles?
«La mia è una candidatura di servizio per sostenere un progetto politico e una visione di Europa, che sia più forte, più unita e più coesa. In un contesto internazionale così aggressivo non ci serve un condominio litigioso di Stati, che non sanno accordarsi e guardano solo ai propri piccoli interessi gli uni contro gli altri. Ci serve al contrario un'Europa intelligente, capace di fare squadra e di difenderci tutti, con strategie condivise nei settori fondamentali: difesa comune, piano industriale e di sviluppo, sanità e politiche sociali. Per fare questo l’Europa va riformata: Draghi ha dato la sveglia ai leader europei e il suo monito va attuato».
Calenda aveva attaccato Meloni e Schlein per l’incoerenza di candidarsi e poi non andare a ricoprire la carica, alla fine ha fatto lo stesso…
«Calenda ha pubblicamente e a più riprese proposto un patto a tutti gli altri leader perché si decidesse insieme di non candidarsi. Non è andata così, l’appello è caduto nel vuoto e, a questo punto, anche i nostri candidati, che hanno ottimi curricula con competenze che saranno fondamentali nel lavoro del Parlamento europeo, hanno il diritto di essere sostenuti al pari degli altri. Noi siamo in campo al loro fianco».
Ce la farete a superare la soglia di sbarramento? Vedere Renzi eletto in Europa e voi tagliati fuori sarebbe uno smacco…
«Guardi, la situazione dell’Europa è così seria che parlare di questo o l’altro politico mi sembra davvero una presa in giro degli elettori. Chi andrà in Europa dovrà lavorare tanto e bene per salvare il nostro continente in tempi difficili. È vero, nelle elezioni si compete, ma per dare il meglio ai cittadini. Non conta nient’altro. E Azione, che sa fare questo, sarà premiata».
Fonte: La Stampa