Inaccettabile l'attacco alla ragazza: ecco perché le donne non denunciano
L'ex ministra per le Pari opportunità: "Mi aspetto che Meloni condanni”.
"Non è accettabile dubitare della denuncia di una bvoilenza, puntando il dito contro le condizioni della ragazza o i tempi della denuncia stessa". Elena Bonetti, ex ministra per le Pari opportunità e deputata di Italia Viva, davanti alla prima reazione di Ignazio La Russa sul caso che vede coinvolto il figlio Leonardo Apache parla di vittimizzazione secondaria: la tendenza a colpevolizzare la vittima del reato, soprattutto se è di natura sessuale. "Ancor più grave che queste parole vengano da una carica istituzionale".
Il presiente del Senato si è giusitifato: "Semplicemente da padre credo a mio figlio".
Comprendo il rapporto di un padre con il figlio, nel quale credo sia giusto non entrare. Sarà la magistratura a esprimersi dopo aver accertato i fatti. Insinuazioni come quelle di La Russa sono alla base delle ragioni per cui le donne non denunciano. Non è la prima volta che accade in politica. C'è già stata la vicenda del figlio di Grillo.
All'epoca, Meloni aveva commentato: "Il video di Grillo mi ha colpito e anche il modo in cui ha minimizzato su un tema pesante come quello della presunta violenza sessuale". Avrà parole simili anche per il suo collega di partito La Russa?
La vita delle donne, la difesa dei loro diritti e ancora di più il contrasto alla violenza contro le donne non possono essere strumentalizzate per battaglie politiche. Mi aspetto che la presidente del Consiglio abbia parole chiare, che condannino senza se e senza ma il rischio di vittimizzazione secondaria delle donne che denunciano.
Il Codice rosso, approvato quasi all'unanimità nel 2019, prevede che le donne abbiano fino a un anno per denunciare una violenza. La Russa contesta quaranta giorni di attesa.
La gravità di queste parole ha poi spinto lo stesso presidente del Senato a ritenere di dover rettificare. Le donne devono sapere di avere al proprio fianco un Paese disposto a credere loro anche se la denuncia arriva a distanza di tempo dalla violenza subita.
Si è insistito molto sulle droghe assunte dalla ragazza. Questo renderebbe meno solida la sua testimonianza?
No, non spetta all'opinione pubblica definire la credibilità o meno di chi denuncia. È importante diffondere la consapevolezza che l'abuso del corpo di una donna sia anzi aggravato, se questa è incosciente. Una donna è libera in qualsiasi momento di decidere di non avere un rapporto con un partner. Ragionamenti come "mi aveva fatto capire che..." sono il frutto di una subcultura di prevaricazione del maschile sul femminile che è del tutto estranea alla nostra democrazia.
Un'idea che è ancora forte in una certa destra "machista"?
Mi limito ai fatti. Al governo rivendicano con forza di aver portato a Palazzo Chigi la prima presidente del Consiglio donna, ma questo non basta. È incomprensibile, ad esempio, che Lega e Fratelli d'Italia non abbiano votato in Europa a favore della ratifica della convenzione di Istanbul contro la violenza sulle donne.
Il governo è al lavoro sulla riforma della giustizia mentre attacca la magistratura sui casi Santanchè e Delmastro. Italia Viva ha sempre aperto a un eventuale appoggio. Questo clima non è un problema?
Sosterremo il ministro Nordio su proposte che servano a eliminare elementi persecutori e di condanna aprioristica dell'indagato. Però i toni di scontro fra magistratura e politica si devono abbassare: non si può lasciare intendere che ci sia una guerra tra istituzioni.