La bussola di Elena Bonetti - n. 1
“Perché chi lotta per qualcosa non sarà mai perso”
Carissime e carissimi,
avevo annunciato a breve l’inizio della mia newsletter per tenerci aggiornati e aprire uno spazio di dialogo. Purtroppo non ho potuto mantenere il mio impegno a causa dell’aggravarsi della malattia della mia mamma e della sua scomparsa. Sono grata a tutte e tutti coloro che mi hanno manifestato vicinanza e affetto in questo momento di grande dolore per me e la mia famiglia. Sono state però settimane e anni in cui ho “abitato” il dolore della malattia, conoscendo la fatica che tante famiglie vivono per la mancanza di servizi adeguati ma nello stesso tempo il lavoro straordinario che medici, infermieri, personale ospedaliero svolgono ogni giorno, dalla cura all’implementazione di ricerca innovativa.
Sulla sanità nulla cambia
Per questa ragione sono convinta che la politica debba avere rispetto e serietà, soprattutto quando tratta di questi temi. Questo è mancato nel decreto del governo per affrontare il problema delle liste di attesa: hanno preso in giro i cittadini millantando fosse un provvedimento in grado di azzerare le liste di attesa, sapendo loro stessi che invece nulla cambierà. Non si risolveranno i problemi delle liste di attesa, i cittadini si troveranno ancora soli di fronte alla difficoltà di prenotare esami o cure, magari dovendo rinunciare a curarsi per mancanza di risorse personali. E la ragione di questa inefficacia è molto semplice: il governo ha approvato un meccanismo di per sé ragionevole e che recepisce molte delle nostre proposte, ma non ha messo un euro in più per attuarlo. Significa che nulla accadrà e che il diritto universale alla salute garantito dalla Costituzione rimarrà garantito solo sulla carta. Abbiamo proposto alla maggioranza e alle opposizioni di sederci tutti intorno ad un tavolo e definire una strategia condivisa per affrontare questa emergenza a partire dalla prossima legge di bilancio. Le altre opposizioni non hanno risposto. La maggioranza si è detta NON disponibile ad un dialogo su questo tema. Eppure si tratta della vita e della morte. Noi non ci arrendiamo e continueremo a batterci per dare le risposte che le famiglie aspettano e hanno diritto di avere.
Qui il video della dichiarazione di voto.
Transizione demografica
Questa settimana si discute l’Istituzione di una Commissione parlamentare per valutare gli effetti economici e sociali della transizione demografica in atto, proposta di cui sono prima firmataria.
La transizione demografica in Italia ha dati noti: il minimo storico di nuovi nati e del tasso di fecondità a 1,2 raggiunti nel 2023, il 14% dei minori in Italia che vivono in condizioni di povertà assoluta e una capacità di longevità significativa, con un’aspettativa media di vita che supera gli 83 anni sono alcuni di questi. Le previsioni per i prossimi anni dicono di una insostenibilità sociale, economica e finanziaria. Già ora conosciamo il grido d’allarme delle imprese per la mancanza di manodopera e per le ricadute che si prevedono in termini di investimenti in nuove tecnologie e innovazione. Siamo davanti a un fenomeno multidimensionale, complesso anche su scala temporale, che richiede di partire dalla raccolta di dati d’analisi per arrivare a una risposta strategica, dalla quale il Parlamento non può esimersi. Una strategia demografica che dovrà riguardare le politiche di formazione, quelle abitative, i servizi sociali, la sanità, il lavoro e un approccio al welfare che integri tutta la transizione generazionale.
Qui trovate il mio intervento in discussione generale.
Primato di decreti e fiducie
Ho avuto modo di denunciare anche il metodo di governo di questa maggioranza, che ha raggiunto numeri da primato per decreti approvati e apposizione di fiducia, annichilendo il dibattito e il lavoro parlamentare. Provvedimenti che risultano un’accozzaglia di misure senza anima e senza una visione sistemica. Ma quello che appare ancora più evidente è la mancanza di capacità esecutiva del governo Meloni, tra i peggiori degli ultimi anni.
La bussola che serve all'Italia
Alla fine un mio pensiero sul dibattito che si è aperto in queste ore sulla possibilità di dare vita ad un partito liberale e popolare di centro. Dibattito sollecitato anche dalla scelta di Italia Viva di collocarsi in modo strutturale nel campo largo del centrosinistra con i 5stelle, di fatto rinnegando quanto detto agli elettori sia nel 2022 che alle europee. Non condivido le ragioni di chi afferma che non può esserci un “Terzo Polo” ed è uno dei motivi della mia decisione di lavorare con Azione, PER e i soggetti che sono e saranno con noi per realizzare questo progetto politico.
Chi afferma che non può esserci un centro indipendente e colloca automaticamente “il centro” o nel centrodestra o nel centrosinistra commette due gravi errori.
Il primo è quello di subordinare, non solo funzionalmente ma anche culturalmente, lo spazio della politica di centro, moderata, al servizio delle posizioni estremizzate o di una parte o dell'altra. È il frutto di una logica di convenienza per conservare e esercitare potere della classe dirigente, ma che uccide il processo di ricostruzione della cultura di centro. La politica di centro in Italia ha sempre rappresentato la politica che non si subordinava agli estremi, ma al contrario lavorava per richiamare le posizioni di parte ad una logica di dialogo, di ricomposizione, di buonsenso pragmatico. Il secondo errore è quello di non capire che l'Italia ha bisogno di uno spazio di governo che riproponga lo schema europeo, che si è riaffermato in modo molto forte e netto ed è costituito da popolari, socialisti e liberali. Finché però in Italia non ci sarà una proposta liberale e popolare riconoscibile dall'elettorato, questo scenario di governo non potrà nascere. C’è infatti un elettorato erede della cultura di centro che non è e non sarà disponibile a votare una proposta riformista servile alla sinistra o Forza Italia, finché questa sarà subordinata strutturalmente alla Lega e a FDI. E la riprova che questa dipendenza non funziona e non fa il bene del Paese è che oggi Forza Italia si trova a dover rinnegare in Italia le politiche che porta avanti in Europa e, allo stesso tempo, nel campo largo a sinistra non si ha un solo tema di politica estera, industriale, di welfare che veda una possibile convergenza di governo tra le forze che ne fanno parte.
Senza rispondere all’arroganza di chi dichiara fallito un progetto solo perché vuole abdicare all’impegno faticoso di portarlo avanti, io sono invece convinta che il nostro compito sia esattamente questo: creare una proposta politica unitaria liberale e popolare per creare le condizioni di riportare in Italia la cultura del buon governo e farlo coerentemente alla nostra posizione europea. Creare un baricentro di socialisti, liberali e popolari e insieme ridare un governo al Paese. Su questo avremo modo di continuare a riflettere da settembre e volentieri da adesso leggo vostri commenti e riflessioni.
Il titolo della newsletter di oggi è tratto da una canzone che voglio dedicare a mia mamma Margherita. Perché mi ha insegnato che in questo “c’è tutto il senso della vita”