La Ministra Bonetti in Sardegna: "Da Family Act e Pnrr un aiuto per tante famiglie dell'isola"
Tappa in Sardegna per la ministra Elena Bonetti. L'esponente di Italia Viva, capolista nel collegio plurinominale dell'isola con il Terzo polo, ha affrontato in una serie di incontri i temi caldi di questa campagna elettorale. Con una stella polare da seguire senza tentennamenti: il Governo Draghi e ciò che questo ha rappresentato per l'Italia negli ultimi anni.
Ministra Bonetti, lei arriva in Sardegna da responsabile del dicastero delle pari opportunità e della famiglia. Arriva in una terra dove, soprattutto nelle zone interne, pesa la carenza di servizi. Carenza che influisce sulla vita di tanti sardi, favorendo lo spopolamento. Cosa si può fare?
«Dare continuità a quello che abbiamo fatto. Abbiamo portato avanti e realizzato il più grande investimento di contrasto alla denatalità, allo svuotamento demografico delle aree interne e lo abbiamo fatto con la riforma del Family Act, che oggi è legge. Il primo pezzo, l'assegno unico e universale, è già nelle case: 20 miliardi all'anno per le famiglie con i figli mai erano stati erogati. Un investimento strutturale che va a tutte le famiglie con figli, anche a quelle che non avevano mai avuto accesso ad alcun beneficio. In Sardegna parliamo di quasi duecentomila figli che ogni mese ricevono in media 159 euro. Altro asse del Family Act è l'investimento in servizi educativi. Il Pnrr porta in Sardegna, già approvati, quasi 109 milioni di euro per la costruzione di 92 nuovi asili nido. Mai questa Regione aveva avuto un investimento così significativo a cui abbiamo aggiunto le risorse strutturali ai Comuni per la gestione. Terzo asse, l'investimento nel lavoro delle donne. Cito quello sull'imprenditoria femminile, che in questa Regione può essere una leva di sviluppo strategico e aiutare concretamente le donne. Cito la certificazione per la parità di genere, che porta vantaggi fiscali alle imprese che la ottengono ma anche premialità negli appalti pubblici».
Da molte categorie produttive arrivano istanze per un potenziamento della formazione. Anche questo può aiutare regioni come la Sardegna?
«La formazione e il lavoro per i giovani: in una terra come la Sardegna che ha università di altissima qualità è importante che si investa nella formazione, nellaricerca, nell'imprenditoria giovanile e in politiche serie per la residenzialità e la casa. Lo fanno il Pnrr e il Family act sostenendo le spese delle giovani coppie per l'acquisto della prima casa e per l'affitto, e tutte le spese sostenute dagli studenti. Questi assi strategici sono già legge, deve essere data loro continuità esecutiva».
Lei batte molto sul tema della continuità. Temete invece che possano esserci dei passi indietro rispetto ai risultati ottenuti?
«Il rischio è altissimo, sia a destra che a sinistra. Giorgia Meloni dice che vuole tornare in Europa a ricontrattare il Pnrr. Questo significa che quei 92 asili che in Sardegna devono essere costruiti verrebbero bloccati. Non è certo il tempo di bloccare infrastrutture, di bloccare il nostro paese. Serve andare avanti su un progetto che ha funzionato. Noi abbiamo rispettato tutti gli impegni perché abbiamo dimostrato capacità di governo. A sinistra si fanno promesse futuribili, ma anche a destra, per non parlare delle bugie dei Cinquestelle e sempre con lo sguardo verso un tempo di promesse che mai si realizza. Si riparte tutte le volte dal via, e invece oggi è il momento di dare continuità, non di rimettersi a dibattere. Pensi alla riforma fiscale: abbiamo abbassato le tasse col Governo Renzi, con gli 80 euro, col Jobs Act, con l'industria 4.0 per le imprese. Con Draghi abbiamo messo 20 miliardi per l'assegno alle famiglie e altri 8 miliardi per ridurre le tasse: eravamo a un passo dal rendere strutturale la riduzione delle tasse approvando la delega fiscale. Facendo cadere il nostro Governo, M5s insieme a Lega e Forza Italia hanno bloccato ancora una volta il raggiungimento di questo obiettivo. Uno scempio che stanno facendo pagare ogni giorno a tutto il Paese, famiglie e imprese».
Dal suo osservatorio come vede in questa campagna elettorale la battaglia sui diritti?
«Va fatta una premessa di fondo: i diritti non possono diventare dei vessilli vuoti da brandire in campagna elettorale per aprire conflitti ideologici, perché questo è il modo migliore per affossarli. Noi pratichiamo una politica riformista che sa garantire diritti e promuovere responsabilità per tutti, ed è l'unica che può far avanzare il nostro paese. Giorgia Meloni si candida a essere la prima donna premier, ma lo fa con politiche che sono contro le donne. In Europa il suo partito ha votato contro la parità salariale tra donne e uomini, è contro la legge Golfo-Mosca che ha permesso di passare dal 6 al 40 per cento di presenze femminili dei Cda. Lei stessa ha usato il video dello stupro di una donna in campagna elettorale, violandone ulteriormente la dignità e la privacy. Tutto questo è contro la parità di genere, contro le donne».
Che clima sta cogliendo in questa campagna elettorale?
«Verso il Terzo polo stiamo riscontrando sempre più entusiasmo e passione. I cittadini riconoscono che siamo gli unici ad aver sempre sostenuto Draghi. Non ci rassegniamo a vedere l'Italia divisa tra rosso e nero, nemici contro nemici. Come Draghi sappiamo che l'Italia è forte quando è unita. C'è stato un paese intero che quando il governo è caduto per mano di M5s, Lega e FI, associazioni, terzo settore, impresa, cultura, si è mosso per chiedere che Draghi rimanesse. Noi ci candidiamo per renderlo possibile».
Non è un settore di competenza del suo dicastero, ma a tutti i leader nazionali stiamo chiedendo di esporre la loro idea sui problemi più gravi che attanagliano la Sardegna. Ad esempio quello dell'energia...
«La questione è chiara, la risposta va data nell'immediato e con una strategia per il futuro. Risposta immediata ai bisogni delle famiglie, delle imprese, dei territori per contrastare il caro bollette, lo abbiamo fatto al Governo anche negli ultimi due decreti che hanno sbloccato 31 miliardi e danno risposte anche ai piccoli commercianti, alle strutture turistiche, a tutte quelle realtà che hanno sofferto e rischiano di soffrire ulteriormente il caro bollette. Ma già oggi, una strategia energetica di medio e lungo periodo che diversifichi le risorse di approvvigionamento per essere totalmente indipendenti dal gas russo, che sblocchi le energie rinnovabili liberandole dalla burocratizzazione e, allo stesso tempo, salvaguardando l'ambiente. Investimento sul lungo periodo sul nucleare pulito, da affiancare alle rinnovabili che non possono assicurare continuità di erogazione. È evidente che le ideologie non aiutano: il rigassificatore di Piombino va sbloccato».
Altro problema annoso e irrisolto. Quello dei trasporti. La vostra ricetta per l'isola?
«Nostro cavallo di battaglia è lo sblocco delle infrastrutture. Non è più accettabile che la Sardegna resti isolata rispetto al resto dell'Italia e dell'Europa. Serve un vero investimento sulle infrastrutture che la collegano al resto del paese per valorizzare questa terra straordinaria e far crescere imprese e commercio. La rete viaria e ferroviaria vanno sbloccate per favorire i collegamenti tra le aree interne. Basta ai partiti del no. Aggiungo un tema collegato: dobbiamo rimettere in piedi l'unità di missione di prevenzione del rischio idrogeologico voluta da Matteo Renzi e chiusa da Conte e Salvini. La Sardegna è territorio sensibile e non deve più accadere quello che è accaduto nelle Marche, dove 45 milioni stanziati da Renzi sono rimasti bloccati».
La notte del 25 sarà contenta se... ?
«Se il Paese avrà la prospettiva di un Governo credibile, che cioè continua l'azione riformista del Governo Draghi. L'unico soggetto che può fare da baricentro a una politica che altrimenti lascerebbe l'Italia alla mercé dei sovranisti di destra e dei populisti di sinistra è il Terzo Polo. L'unico voto utile è quello per noi».