"Rimandare la ratifica del Mes vuol dire danneggiare l'Italia". Parla l'ex ministro Elena Bonetti
Intervista all'esponente di Azione: "Draghi, per l'Italia e per l'Europa, è un nome che rappresenta in sé la competenza. Per questo è inaccettabile che Meloni ne abbia messo in dubbio la credibilità sul piano internazionale".
Gioco delle tre carte sul Mes, questa è l'accusa che arriva al governo dal Terzo Polo. “La maggioranza, rimandando la ratifica del Mes, porta avanti una politica dannosa per l'Italia”, dice l'ex ministra per le Pari opportunità e la Famiglia nei governi Conte II e Draghi Elena Bonetti, vice capogruppo del gruppo parlamentare Azione-Popolari Europeisti Riformatori-Renew Europe: “La narrazione governativa sul Mes è confusa. Ma i fatti parlano: al momento la maggioranza non permette che venga messo al voto, l’Italia rimane isolata dopo che tutti gli altri stati hanno già ratificato, con la conseguenza di bloccare chi vorrebbe avere la possibilità di applicare un atto sottoscritto. E si confonde la ratifica con l'attivazione. Non solo: si è persa un'occasione con il cosiddetto 'Mes sanitario': c'erano a disposizione 37 miliardi a tasso praticamente a zero che ora non sono più sul tavolo. Procrastinare e non assumersi la responsabilità vuol dire indebolire il ruolo dell'Italia ai tavoli europei, dove invece l'Italia dovrebbe sedersi da protagonista”.
Il governo lega la questione Mes al tema della riforma del Patto di Stabilità. “Il patto di Stabilità deve essere ricontrattato, per questo non aiuta Giorgia Meloni arrivare indebolita al tavolo europeo anche per le parole del suo vice premier sull'Europa 'occupata da abusivi' e sul 'centrodestra unito che libererà l'Europa'. Parole che rappresentano un danno non soltanto per la premier ma per tutto il paese. Ci saranno dei punti da discutere, a proposito di Patto di stabilità, riguardo alla possibilità di rientro del debito calibrata dalla Commissione in base alla condizione dei singoli stati. E bisognerà definire una strategia di investimenti comuni, ma tutto questo ci deve vedere forti in Europa. Il comportamento anche di queste ore in aula della maggioranza non ha aiutato. Noi ci siamo invece per dare una mano all’Italia”.
Bonetti ha visto da vicino la stagione draghiana, da ministro e da esponente di un Terzo Polo che ha fortemente voluto e sostenuto il Draghi premier. Strano guardare Mario Draghi da fuori, mentre l'Europa (e la Francia di Emmanuel Macron) lo vorrebbe alla guida della Commissione Ue. “Draghi, per l'Italia e per l'Europa, è un nome che rappresenta in sé la competenza, ed è stato un punto di riferimento per l'Europa nel G7 e nel G20. Per questo è inaccettabile che Meloni ne abbia messo in dubbio la credibilità sul piano internazionale. E' un'offesa per l'Italia, e non capisco perché né il Pd né Forza Italia abbiano speso parole a sostegno della figura di Mario Draghi. Spiace che prevalga, in questo momento, una logica di presidio perenne delle proprie bandierine di partito e una logica di opposizione conflittuale”. All'orizzonte ci sono le elezioni Europee. “Noi vorremmo appunto che nel prossimo Parlamento europeo si andasse oltre queste logiche di contrapposizione ideologica tra destra e sinistra. Vorremmo prevalesse la realtà rispetto ai vessilli identitari”.
C'è però un problema di liste, candidati, quorum. “Noi ci candidiamo con Azione e all'interno di un soggetto plurale con cui stiamo percorrendo una strada che, dopo le Europee, speriamo porti alla costruzione di un partito unitario. E vorremmo candidare anche soggetti non direttamente coinvolti nel mondo dei partiti, dando spazio al terzo settore, alle professioni che hanno sostenuto l'Italia nella crisi post Covid, ai giovani. E non è vero che è in cantiere una lista unica con Iv. Iv ha rotto i gruppi parlamentari e ha deciso che non voleva fare un partito unitario. Beh, lo faremo noi”.